Chiesta sospensiva

Partinico, guerra al Tar per revoca del bene confiscato

È oramai guerra anche a suon di carte bollate tra il Comune di Partinico e la cooperativa Noe, storica organizzazione che gestisce un bene confiscato alla mafia a Borgo Parrini, il primo in assoluto consegnato in affidamento in città nell’oramai lontano 1997. Come preannunciato dai vertici della cooperativa, è stato presentato ricorso al Tar contro il provvedimento, emesso dalla giunta comunale, di risoluzione del contratto di comodato d’uso di concessione dei beni immobili “per gravi inadempienze”. L’amministrazione comunale ha risposto con la costituzione in giudizio per arrivare alla restituzione in suo possesso del bene.

Lo sgombero del bene confiscato di Partinico era previsto in questi giorni ma chiaramente per effetto del ricorso con richiesta di sospensiva si rimarrà in attesa del pronunciamento del tribunale amministrativo. Poche settimane fa i gestori della cooperativa avevano organizzato un sit in di protesta a Palermo, davanti all’agenzia nazionale dei beni confiscati, urlando forte e chiaro come ritengano la decisione del Comune di Partinico una “ingiustizia e un sopruso”.

I volontari, nel corso del sit in, hanno anche avuto un’interlocuzione con uno dei dirigenti presenti nella sede palermitana, ma senza avere un concreto seguito. Dall’agenzia, infatti, nessuna risposta a causa del contenzioso in corso. Una certa delusione, quindi, da parte della cooperativa, che ha rimarcato la necessità di una maggiore presenza e capacità di ascolto delle necessità ed esigenze dei gestori dei beni confiscati. Il contenzioso è esploso la scorsa estate. Il Comune, in seguito ad un’operazione della polizia, è venuto a conoscenza dell’organizzazione di un evento a pagamento all’interno della cooperativa Noe.

Se, da una parte, la polizia ha comminato delle sanzioni nei confronti dei gestori, il Comune ha voluto far luce sulla faccenda e, secondo quanto accertato dai funzionari comunali, sarebbe emersa una “grave violazione della convenzione”. Da qui la decisione della revoca della gestione del bene, in nome, come ha detto il sindaco Pietro Rao, del principio della responsabilità, che impone l’assunzione e il rispetto delle leggi a garanzia dell’equità sociale.

Non è assolutamente d’accordo con la decisione della giunta Simone Cavazzoli, legale rappresentante della cooperativa Noe, che ritiene che l’accaduto non dimostri in alcun modo l’inadeguatezza di Noe a gestire beni comuni, che, al contrario, “in anni di lavoro ha dimostrato la propria capacità e passione per il perseguimento di ideali sani e positivi, e generato professionalità, lavoro e condivisione sociale”. La cooperativa ha anche lamentato la sproporzione del provvedimento adottato e la mancanza di dialogo con gli uffici comunali e con il sindaco, che non si sarebbe resto disponibile ad un incontro chiarificatore che avrebbe potuto permettere di mettere ordine alla faccenda. Sulla questione è intervenuto anche il presidente di Confcooperative di Palermo, Cesare Arangio, che ha espresso la sua contrarietà sul metodo utilizzato dall’amministrazione comunale, che ha avviato la revoca senza nessun confronto con le parti in causa.