Depositata una corona d’alloro sul luogo dell’assassinio, in via pipitone federico

Palermo, svolta questa mattina la commemorazione per il 41° anniversario dell’assassinio del giudice Rocco Chinnici

Questa mattina, ha avuto luogo la commemorazione per il 41° anniversario dell’assassinio del giudice Rocco Chinnici. Nella strage morirono anche gli uomini della sua scorta, il Mar. Ord. Mario Trapassi e l’App. Salvatore Bartolotta, insieme con il sig. Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile nel quale abitava il giudice. Le fasi della cerimonia commemorativa, che ha riunito i numerosi presenti nel toccante ricordo dei caduti, sono state scandite dalla deposizione di una corona d’alloro sul luogo dell’assassinio, in via Pipitone Federico, dove sono stati resi gli onori ed è stata data lettura della motivazione della M.O.V.C. concessa ai decorati. Alla celebrazione sono intervenuti oltre i familiari dei decorati e dei feriti sopravvissuti al vile attentato, il Comandante della Legione “Sicilia”, il Generale di Divisione Giuseppe Spina nonché le massime Autorità civili e militari locali e regionali.

Successivamente, all’interno della chiesa di “San Michele Arcangelo”, è stata celebrata una messa, officiata dal Parroco, Don Alerio Montalbano e dal Cappellano Militare Don Salvatore Falzone in ricordo dei caduti. Al termine della funzione religiosa, si sono succeduti gli delle autorità civili e militari presenti, tra coloro che hanno preso parola, la figlia del giudice, l’Europarlamentare Caterina Chinnici che ha sottolineato come il padre credesse fortemente nella necessità di accompagnare l’azione di contrasto investigativa e giudiziaria, con un’opera di profondo rinnovamento culturale.

Emozionato il ricordo del Generale Spina, che ha innanzitutto manifestato un sentimento di calorosa vicinanza ai familiari dei caduti, per l’immane dolore che hanno dovuto affrontare per la drammatica uccisione dei loro cari. L’alto Ufficiale ha altresì evidenziato come la tragica uccisione di questi uomini imponga una riflessione sul significato del sacrificio della vita nell’adempimento del dovere, che va oltre l’adempimento di un obbligo, perché implica di porre la propria vita al servizio del bene comune.  La grandezza del sacrificio nell’adempimento del dovere risiede nella scelta di fare ciò che è giusto nonostante tutto, affrontando i rischi estremi per svolgere il proprio dovere che, con il sacrifico della vita, rappresenta per un servitore dello Stato il punto più alto dell’altruismo.

«Il giudice Rocco Chinnici credeva fortemente nell’importanza che nella società, e soprattutto nei più giovani, nascesse una nuova coscienza nel contrasto alla mafia. E la sua lezione non va dimenticata: vincere contro la criminalità organizzata è una conquista quotidiana che richiede un cambiamento culturale. Lui per primo diede il via a una svolta nella lotta a cosa nostra creando un metodo che ancora adesso dà i suoi frutti. I suoi insegnamenti sono quanto mai attuali ed è nostro dovere custodirli e metterli in pratica». Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che stamattina ha partecipato alla cerimonia di commemorazione.

“Al giudice Chinnici dobbiamo l’intuizione della creazione del pool antimafia, strumento fondamentale nel contrasto al fenomeno mafioso, il contributo alla stesura della legge Rognoni-La Torre e il potenziamento delle prevenzioni patrimoniali. Li hanno uccisi ma non si sono accorti che erano semi. È dovere di ogni siciliano mantenere vivo il loro ricordo e il loro esempio, la loro rettitudine morale che devono guidarci nelle scelte di ogni giorno”.  Lo ha detto il vice presidente dell’ARS Nuccio Di Paola.

“Oggi Palermo ricorda il sacrificio del giudice Rocco Chinnici, ucciso in un agguato mafioso 41 anni fa insieme al maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato dei Carabinieri Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi. Il giudice Chinnici resterà per sempre un esempio di lotta per la legalità e verrà ricordato per essere stato uno dei primi grandi innovatori nel contrasto alla criminalità organizzata. Al giudice Chinnici, infatti, si deve non soltanto la creazione del pool antimafia, ma anche un nuovo approccio di attacco alle cosche e ai loro patrimoni illegali”. Lo ha detto il sindaco Roberto Lagalla.

“Ricorre oggi il quarantunesimo anniversario della strage di via Pipitone Federico in cui persero la vita il giudice Rocco Chinnici, gli uomini della scorta, il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. Un’esplosione con 75 chili di tritolo per fermare la lotta di un servitore dello Stato contro la criminalità organizzata e le cui indagini avrebbero avuto importanti esiti nel futuro del contrasto a Cosa Nostra. Il tritolo ha spezzato la sua vita, ma non è riuscito a cancellare l’eredità che ci ha lasciato, un esempio immortale di dovere e rettitudine. Dopo oltre 40 anni la mafia è piegata ma non del tutto sconfitta. Ognuno di noi deve continuare a compiere il proprio dovere ogni giorno, nelle istituzioni come nella società civile, affinché la Sicilia sia definitivamente libera dall’oppressione mafiosa”. È quanto dichiarato dal deputato regionale Marco Intravaia, componente della Commissione Regionale Antimafia, che ha partecipato alla cerimonia commemorativa a Palermo.

 

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